Un turbinio d’immagini fiabesche spalanca i portoni di Palazzo Roverella a Rovigo per rapire il visitatore in un carosello di sogni: le due sezioni della mostra indagano lo stile pittorico di Chagall prima e dopo l’esilio, dal realismo degli inizi alla trasfigurazione della patria lontana alla luce della memoria. Le oltre cento opere selezionate dalla curatrice Claudia Zevi sono il passaporto dell’anima di Marc Chagall, prestiti d’eccezione dagli stessi eredi dell’artista, da storiche collezioni private e grandi eccellenze museali, come la Galleria Tret’jakov di Mosca, il Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo, il Pompidou di Parigi, la Thyssen Bornemisza di Madrid e il Kunstmuseum di Zurigo. “Anche la mia Russia mi amerà”, profetizzava Chagall nella sua autobiografia: scriveva queste parole all’inizio dell’esilio dalla Russia che lo avrebbe adorato, aveva trentaquattro anni e ancora non sapeva che la vita gliene avrebbe regalati 97 da vivere.
