L’artista Melanie Manchot, londinese di adozione, da più di un decennio utilizza diversi mezzi espressivi – fotografia, video e film – per confrontarsi con le montagne, e in particolare con le Alpi, in quanto scenario di importanti incontri tra l’uomo e la natura. La sua mostra esposta al Lumen combina fotografie e video in un’unica installazione che si estende su tre stanze.
Black Snow. White Out. Tracks.
Il titolo della mostra funziona come quello di un’opera teatrale e la montagna è il palcoscenico di avventure, vicende, conoscenze. Tuttavia, la mostra esposta al Lumen mette in luce soprattutto ciò che sta nel “backstage” delle montagne. Le opere di Manchot, infatti, osservano il dietro le quinte dell’industria della montagna e portano sul palcoscenico proprio quel lavoro che spesso si svolge senza essere visto, durante la notte o nelle prime luci dell’alba, in luoghi che rimangono sconosciuti ai più. La mostra rende visibili tutti quei lavori che si compiono ogni giorno e ogni notte per mettere in sicurezza la montagna, per renderla accessibile e fruibile. Troviamo, quindi, chi innesca le slavine e chi guida il gatto delle nevi, l’addetto agli impianti di risalita e il meccanico. Per quanto non sempre visibili ai nostri occhi, la loro manodopera e le loro prestazioni sono sempre riconoscibili nell’immagine. Le montagne sono in bilico tra l’antropocene e il postumanesimo.
La neve è la protagonista principale della mostra. La neve riduce drasticamente la paletta dei colori e spesso muta il paesaggio quasi totalmente in bianco e nero. Negli spazi del Lumen le fotografie nella gamma del nero, del grigio e del bianco sono collegate da linee simili a un orizzonte, in modo da formare un nuovo genere di catena montuosa.
I video sono intervallati da fotografie e tutti i video della mostra sono stati filmati come fossero fotografie: i video, girati con una macchina da presa in posizione statica, sono animati dai movimenti nell’immagine.
Le fotografie e i lavori di immagini in movimento di Melanie Manchot operano nel punto d’intersezione tra eventi documentari e messa in scena. Fatti e finzioni, osservazioni e strategie narrative sono il mezzo artistico che consente di mostrare la complessità delle nostre relazioni con la montagna e di riflettere su di esse.
Melanie Manchot nasce nel 1966 a Witten, in Germania. Studia alla New York University, a Londra consegue il MA in Arts & Educationalla City University e il MFA in Photography al Royal College of Art. Lavora con la fotografia, gli audio e i video. Gli elementi centrali della sua esperienza artistica sono i progetti che indagano luoghi specifici, spazi in cui le comunità interagiscono. Da diversi anni le sue opere sono esposte in contesti internazionali, in biennali, mostre personali, tra cui alla The Photogaphers Gallery di Londra, al MAC VAL Museum di arte contemporanea di Parigi, alla Whitechapel Gallery di Londra, alla Kunsthaus Pasquart di Biel, e sono presenti in numerose collezioni internazionali. Melanie Manchot vive e lavora a Londra.
"Le montagne sono possenti topografie, sia nella loro presenza fisica sia nel loro tempo geologico. Sotto diversi aspetti, esse ci consentono di arrivare a comprendere quale sia il nostro posto nel mondo. Sono in grado di scardinare il nostro senso dell'ordine di grandezza e la nostra scala temporale: il tempo dell'essere umano in relazione a quello profondo delle montagne, il nostro corpo a confronto con l'intensita delle masse rocciose."
Tutte le fotografie e i video fanno parte della serie in corso "Mountainworks", iniziata 10 anni fa a Engelberg e che ora comprende anche opere della zona di Montafon.
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