Ogni opera definisce, realmente o idealmente, un luogo;
ogni luogo è abitato da una dimensione poetica
che il visitatore è invitato a sua volta ad attraversare, ad abitare
Federico Mazzonelli
Prosegue il confronto tra epoche diverse nelle mostre del Mart, a Rovereto come a Trento. È la linea del Presidente Vittorio Sgarbi, alla ricerca di un’arte senza tempo che valichi i confini cronologici e superi le definizioni accademiche.
Se a Rovereto i più grandi maestri del secondo Novecento guardano a Raffaello e gli artisti contemporanei sono ossessionati dai canoni botticelliani, a Trento si sperimenta la pratica della camera picta contemporanea.
Nel passato, dai palazzi romani alla Camera agli Sposi di Andrea Mantegna a Mantova, la camera picta era un un ambiente caratterizzato da una decorazione a 360 gradi, capace di modificare la percezione stessa dell’architettura che la conteneva.
Nella città di Trento, tra le mura del Castello del Buonconsiglio, è conservata una camera picta meravigliosa. È il celebre Ciclo dei Mesi, opera del Maestro Venceslao, anonimo artista boemo che il principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein chiamò a Trento per affrescare la sala della torre sud del Castello, detta Torre Aquila. Un ciclo di affreschi che costitusce uno dei documenti figurativi più rari e preziosi della vita economica e sociale della fine del XIV secolo, secondo i dettami dello stile Gotico internazionale.
Sei secoli dopo, il curatore e storico dell’arte Federico Mazzonelli ha la felice intuizione di invitare un ristretto nucleo di artisti contemporanei a confrontarsi con l’idea di camera picta. Nasce da qui la mostra della Galleria Civica, dal 2013 sede del Mart, organizzata insieme ai curatori Margherita de Pilati e Gabriele Lorenzoni.
Protagonisti: Francesco Arena, Stefano Arienti, Benni Bosetto, Andrea Mastrovito, Fabrizio Perghem, Alessandro Piangiamore, Federico Pietrella, Esther Stocker.
Ispirati dal Maestro Venceslao e liberi di inteprepare il tema, gli artisti hanno realizzato opere site-specific negli spazi neutri della Galleria Civica.
Completa la mostra l’intervento di Francesco De Grandi, ideato per l’appartamento clesiano del Castello del Buonconsiglio, che prelude al camminamento verso Torre Aquila. In questo caso l’artista è stato invitato a confrontari con il Ciclo dei Mesi e a proporre una restituzione del mese di marzo, andato perduto in epoca imprecisata.
“L’operazione filosofica che l’opera di Francesco De Grandi innesca pare proprio manifestarsi in questa evidenza – scrive Lorenzoni – : il linguaggio lo accomuna all’artista boemo autore del Ciclo dei Mesi, mentre il pensiero lo pone nel flusso della sperimentazione contemporanea. Quella di De Grandi è intellettualmente e tecnicamente un’opera ineccepibile: non un banale tentativo di imitazione del mese perduto, ma un viaggio warburghiano al centro della natura profonda del Ciclo dei Mesi per offrire una visione del tutto attuale”.
Rileggendo una pratica del passato, gli artisti in mostra restituiscono interpretazioni eterogenee e inedite dello stesso concetto, costituendo singolarmente e collettivamente una visione contemporanea.
Aggiunge Mazzonelli in catalogo: “Dall’esprit architettonico di Esther Stocker alla leggerezza orientale dei teli di Arienti, dalla fabula dei light-box di Mastrovito alla metafisica sospensione del quotidiano attuata da Pietrella, dalla natura sciamanico-rituale della poetica di Bosetto al carattere ancestrale e immaginifico che la materia assume nell’opera di Piangiamore, il percorso, anche se vincolato dalla successione degli ambienti, disegna in realtà uno spazio aperto, panoramico, in quanto espressione di una generale volontà di partecipazione e di relazione. Anche là dove non esiste alcuna stanza (penso alla scultura di Arena, al dipinto di de Grandi o al progetto sonoro di Perghem) gli artisti ci restituiscono opere che si manifestano – oltre la loro impronta formale ̶ come presenze capaci di definire proprio uno spazio sensibile, dove l’oggetto, la narrazione pittorica o la modulazione sonora, traducono la fascinazione di partenza – il Ciclo dei Mesi di Torre Aquila ̶ secondo un approccio lirico e conoscitivo del tutto autonomo, dunque affrancandosi da esigenze celebrative, da funzioni cronachistiche o da sterili pratiche di citazione.”
La mostra è completata da un catalogo con saggi di Federico Mazzonelli e Gabriele Lorenzoni e schede delle opere. Sono inoltre disponibili nove video-ritratti degli artisti realizzati dal fotografo e videomaker Dido Fontana.
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