Quando si parla di arte contemporanea ci si aspettano sempre delle novità, spesse volte stravaganti ma nella maggior parte dei casi avanguardia del futuro che ci aspetta.
Proprio come per l’arte contemporanea, l’arte di Carlo Martini parte dalla grafica, segmento in cui è sicuro e professionista nell’attività lavorativa che lo porta quindi a spingersi attraverso la tecnologia a sperimentazioni miste tra grafica e materia fondendo espressioni di pura quotidianità, in opere dall’aspetto futuristico quasi come fossero un videogioco.
Ma, se con l’arte grafica Carlo fa sperimentazione e si pone ai limiti tra ricerca e futuro, Carlo esprime la sua vera capacità artistica nella pittura immortalando vecchie ambientazioni industriali (archeologia industriale) ridonandole vita e spesse volte dignità.
Le prospettive degli interni di queste archeologie sono frutto di disegni molto oculati e mirata prospettiva, una tecnica che ci permette di vedere su una superficie piana la profondità e lo spazio.
Ma così, come è reale il risultato se fatta a regola d’arte, altrettanto distruttiva e fatale per il risultato dell’opera sarebbe un errore.
Mi racconta Carlo che quando dipinge questi soggetti: “ambienti vuoti (quelli dismessi) che io sento ancora vivi e intrisi di rumori e macchinari, del vociare delle persone che ci lavoravano”.
Carlo entra nel mood del momento, rivive situazioni passate attraverso questi “resti” come un archeologo che, al momento di un ritrovamento di un oggetto antico, riscrive la storia. Questi soggetti riecheggiano tra l’arte digitale e l’arte pittorica di Carlo tanto da renderlo a tutti gli effetti un artista poliedrico e incantatore.
Se pensiamo per esempio alla sua nuova serie “Eye x Eye = 64” dedicata alla rappresentazione di 64 “occhi” diversi tra di loro… Una nuova versione destinata anche all’innovativa tecnologia in cryptoarte NFT con maggiore attenzione agli aspetti emotivi e psicologici.
Forse una nuova dimensione che il nostro artista ci vuole proporre in una situazione storica davvero unica del nostro secolo.
Nonostante Carlo sia autodidatta non ha mai smesso negli anni di studiare e di imparare.
Persona umile e sempre sorridente risponde quando a chiamarlo è la solidarietà come recentemente ha fatto donando un’opera durante una mostra lungo il percorso della Biennale d’Arte di Venezia.
Vedo in Carlo un vulcano di entusiasmo e gioia quando mi racconta delle sue ricerche o per esempio i suoi riconoscimenti ricevuti come il primo posto assoluto al premio di pittura Marchionni 2022.
Vedere in lui quella luce che, non solo brilla nei suoi occhi ma è la primaria essenza per l’esecuzione delle sue opere, mi fa pensare che ho davanti un vero artista con la A maiuscola.
Dott.ssa Michela Barausse
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