In occasione della decima edizione di First Step, Spazio Cordis in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona, ospiterà Corpo Limite, prima mostra personale della giovane artista veronese Chiara Ventura. La mostra verrà inaugurata venerdì 6 dicembre e durerà fino a sabato 14 dicembre. Il progetto è quanto mai site specific se consideriamo l’originaria vocazione dello spazio. Chiara Ventura, infatti, utilizza il corpo come strumento privilegiato di ricerca. In mostra quattro video-performance, una serie fotografica, un kit performativo che diventa materiale artistico autonomo e una performance live nel giorno dell’inaugurazione. Il corpo su cui lavora Ventura è un corpo lontano da ogni idealizzazione, desessualizzato, spesso impacciato nei movimenti e capitato quasi casualmente davanti alla macchina da presa. Il corpo è concepito come unità di misura nella conoscenza del mondo interno ed esterno, della propria interiorità e della difficile relazione con l’altro: da qui il titolo Corpo Limite. Alcuni lavori sono più intimisti e vedono l’artista impegnata in un’auto-ascolto che la isola dal resto del mondo, altri cercano un punto di incontro con l’esterno e riflettono sul tema dell’emarginazione sociale. Chiara si muove lungo il crinale tra esperienze esistenziali positive e sofferenza psichica e indaga il confine labile tra attitudine introspettiva del soggetto, che fa di sé l’oggetto di studio, e auto-osservazione morbosa. Nelle performance emerge chiaramente sia la dimensione spaziale che quella temporale: il tempo è scandito da azioni che si ripetono e che occupano un numero definito e calcolato di minuti e di ore, tanto che potremmo parlare di una numerologia controllata e pianificata. I gesti che vengono ripetuti continuamente ricordano un comportamento ossessivo e compulsivo, un’azione ritualizzata che ha il fine di gestire l’ansia e di limitarla. Nello spazio, il corpo vuole essere duttile materia adattativa e pretende di adattarsi attraverso diversi tentativi alla realtà esterna. Si creano così contatti “corpo a corpo”, incontri-scontri, che ancora una volta portano alla conoscenza del “corpo limite”. L’artista sente inoltre il bisogno di lasciare una traccia nel tempo e nello spazio, utilizzando uno scritto su carta come testimonianza di aver interagito con quel luogo. Nella ricerca dei propri luoghi interiori, Chiara Ventura non ha paura di entrare in contatto con la sofferenza, con la solitudine e con la frustrazione che questi creano, cerca anzi attraverso la sua arte una sublimazione, un’auto-cura, una terapia per la propria interiorità. Per tutti questi motivi, Corpo Limite non solo ci permette di apprezzare la ricerca, la personalità, il coraggio e la maturità introspettiva di questa giovane artista, ma muove anche i nostri luoghi interiori, aiutandoci forse, a riconoscerli, ascoltarli e viverli.
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