È sottilissimo, quasi invisibile, il filo teso tra Erdiola Mustafaj, Roberto Amoroso, Francesca Musig e Greta Pllana. Lo ha notato e messo in evidenza Iva Lulashi, pittrice e qui curatrice che ha saputo coinvolgere e stimolare i 4 artisti a mettersi in gioco. Esso lega e annoda le loro realtà alla nostra in bilico tra memoria, assenze, pause, contaminazioni e proiezioni mentali. Colpisce l’urgenza e la necessità che hanno di cercare luoghi, persone, oggetti o semplicemente segni, tracce, ombre di essi, che creino geometrie mentali tali da ricucire passato e presente. Agire sulla memoria, la memoria involontaria, quella della madeleine di Proust per intenderci, permette loro di rievocare sensazioni ed emozioni profonde legate alla sfera più intima e personale. Mentre un tempo gli artisti cercavano un altrove, in un periodo di disorientamento come quello attuale, la necessità è ritrovare l'origine individuale, il luogo di riferimento dove potersi riconoscere, non la fuga in spazi diversi, ma un salto temporale che cucia connessioni. È verosimile come questa operazione permetta alla nostra immaginazione di entrare in contatto con la loro e agisca per creare una rete di relazioni e dipendenze più o meno complicate, tese tutte a creare un terreno morbido e pronto ad accogliere nuove radici. Ecco la quadratura del cerchio! Ecco come passato e presente si fondono per creare un futuro. Ed è verso il futuro che le fotografie di Erdiola Mustafaj, il video e le visioni di Dario e Roberto Amoroso che saranno accompagnate dal gruppo Iridium Trio (Bayarma Rinchinova, Angelica Groppi, Michele Badin) che propone musiche di Erwin Schulhoff, le incisioni e gli oli di Francesca Musig, e le tecniche miste di Greta Pllana sono tesi. Ognuno per sé ha iniziato il proprio percorso personale alla ricerca di un’identità da cui partire, per poi trovare una via che li/ci porti a una visione, in cui rimangano gli echi del passato ma che, senza fermarsi al presente, facciano un balzo nel futuro. E questo è un auspicio. Federica Luser
