Il comune di Portobuffolè è lieto di ospitare negli spazi del Museo Casa Gaia da Camino, la mostra personale dell’artista Francesco Stefanini dal titolo La persistenza della luce,
Dipinti e pastelli. Opere 2001-2023, dal 19 marzo al 17settembre 2023.
Bertolucci ha utilizzato suoi dipinti per le scenografie degli interni di Segreti, segreti, il film per il quale Lina Sastri vinse il David come migliore attrice protagonista.
Era il 1985 e l’allora giovane artista aveva cominciato ad essere di casa in alcune delle più raffinate collezioni italiane. Sono di quel periodo le mostre monografiche alla Torbandena di Trieste, Steffanoni di Milano, Ravagnan di Venezia, Les chances de l'Art di Bolzano. Dagli inizi del novanta prende avvio la consacrazione internazionale di Stefanini con mostre a Tokyo, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Sarajevo, Buenos Aires, Perth. Importante per lui il lungo soggiorno giapponese a Shirakawago dove l’artista respira il sentimento di un paesaggio recondito.
Oggi, l’artista dopo le importanti mostre personali del 2022 alla Fondazione Bevilacqua La Masa nella prestigiosa sede di piazza San Marco a Venezia e al Palazzo Mediceo di Seravezza (Patrimonio Unesco) in Versilia, espone con entusiasmo nello splendido spazio della trecentesca casa di Gaia, nell’incantevole borgo di Portobuffole inserito tra i borghi più belli d’Italia .
La mostra, curata da Alessandra Santin, presenta una quarantina di opere per la maggior parte di grandi dimensioni. E’ un percorso, sviluppato negli ultimi venti anni, articolato in alcune sezioni che Marco Goldin, nel presentare l’artista nel 2018 al Museo Bailo di Treviso, aveva individuato il suo lavoro in 11 frammenti : La Finestra, Autunno, Prima notte, L’attimo, Emisfero, Destinazione, Abbagliare, Assenze, Oltre, Respiro. Ai quali si aggiunge Foglie, opere dell’ultimo periodo in cui “Stefanini procede a un’immersione dentro alla stupefatta sospensione del tempo reale, dove la persistenza della luce si riverbera in un gioco di elementi naturali in cui si riflettono luci e ombre del suo immaginario poetico”.
Francesco Stefanini è tosco-veneto. Nato e cresciuto a Pietrasanta si è poi stabilito nel trevigiano, scegliendo di vivere all’ombra del Bosco del Montello, che domina il Piave. E anche la sua arte sembra corrispondere al mutamento degli ambienti. L’inizio vede l’artista lavorare sul legno delle matrici, aggiungendo colore alle forme geometriche. Quasi a richiamare le cave di marmo di casa. Poi, gradualmente, forme che si stemperano e si dissolvono in puro colore. Pulsazioni di un paesaggio senza territorio, all’interno del quale si svolge l’armonioso dialogo tra natura e pittura, un viaggio dentro al tempo sospeso del pensiero che si manifesta sulla tela in affascinanti e intensi bagliori di luce. Sul dualismo Toscana - Veneto , Paolo Ruffilli scrive, “..Stefanini si è concesso progressivamente all’apertura rispetto al paesaggismo e al colorismo veneti, spostandosi dalle proporzioni esatte e geometricamente costruite alla polverizzazione fluida e all’evaporizzazione della materia, dallo sforzo intellettuale e dai suoi vincoli raziocinanti a una misura più elegiaca e “ sentimentale” fatta di eleganza ma nel segno di una maggiore “morbidezza” ( insomma, per dirla con altre parole, dai “solidi” della tradizione toscana ai “vapori” dell’esperienza Veneta)
Durante la mostra sarà disponibile l’ultima monografia, con un ampia antologia critica con scritti di Franco Solmi, Pier Carlo Santini, Vittorio Sgarbi, Paolo Ruffilli, Marco Goldin, Flaminio Gualdoni, Elena Pontiggia, Luigi Meneghelli, Maurizio Sciaccaluga, Sandro Parmiggiani,
Gianluca Marziani, Giuseppe Cordoni, Walter Guadagnini, Fabrizio D’Amico, Ennio Pouchard, Alessandra Santin, Dino Marangon.