Prorogata fino al 31 gennaio 2020. In considerazione del grande successo di pubblico (3000 visitatori) e di critica, la mostra artistico/ documentaria Il segno rivelatore di Gillo è stata prorogata alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste fino al 31 gennaio 2020. Promossa dall’Associazione Culturale Gillo Dorfles di Milano e ideata e curata dall’arch. Marianna Accerboni, questa è la prima mostra organizzata dopo la scomparsa del grande critico (Milano, 2 marzo 2018) ed è stata allestita proprio a Trieste, dov’era nato nel 1910 ed era vissuto fino a tutta l’adolescenza, rimanendo sempre legato alla sua città d’origine e ritornandovi ciclicamente a trovare la famiglia e per tenere i suoi corsi d’Estetica all’Università.
“La mostra rappresenta un affondo - spiega Accerboni - nel mondo più privato e personale di un temperamento riservato quale era quello di Dorfles, condotto attraverso vari inediti”.
Tra i numerosi pezzi presenti in mostra e mai esposti, ci sono una ventina di disegni creati nella seconda metà degli anni ‘50 per i nipoti Piero e Giorgetta allora bambini e spesso colorati assieme a loro, e un gioiello, pezzo unico in argento e oro disegnato da Dorfles. Ma c’è anche un approfondimento sulla sua raffinata attività nel campo del design, forse la meno nota, che aveva espletato nel campo della creazione di gioielli, tessuti, tappeti, arazzi, manifesti pubblicitari, etichette per vini, mosaici, servizi da caffè ecc.: sono infatti esposti rari e preziosi bozzetti originali per tessuti (anni Trenta e Cinquanta), realizzati all’epoca da un’azienda comasca, da cui sono nati
pure i decori per le tazzine della illy Art Collection e il manifesto per la Barcolana (anche questi esposti). E ancora le etichette disegnate per importanti vini del Cilento e dell’Astigiano, il manifesto per il tartufo d’Alba e i mosaici realizzati su suoi bozzetti e sotto la sua guida dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo: bozzetti inediti e opere mai uscite dalla Scuola, che ha come allievi architetti e artisti provenienti da tutto il mondo. In una grande sala è esposta una serie di importanti opere di pittori di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia, tra i più rilevanti nell’evoluzione del linguaggio artistico del Novecento, dei quali Dorfles aveva scritto: lavori di
Arturo Nathan, Leonor Fini, Getulio Alviani, Miela Reina, Bruno Chersicla, Carlo Ciussi, Renato Calligaro, Luigi Spacal, Maria Lupieri, Enzo Cogno, Emanuela Marassi, messi a disposizione da collezionisti privati e accompagnati dai testi critici che Dorfles aveva dedicato loro; e, accanto, l’evoluzione del suo segno e del suo cromatismo acceso e così personale, attraverso un centinaio di opere create da Dorfles dagli anni ‘30 ai 2000, a formare una sorta di antologica del suo segno, accompagnate da alcune sue riflessioni sull’arte. Tra i soggetti rappresentati nei disegni compare anche Vitriol, il personaggio esoterico che l’artista aveva inventato e in cui si specchiava e
riconosceva.
Sotto il profilo documentario, la mostra propone altri inediti molto importanti, tra cui lettere del ‘46
autografe, inviate da Letizia Fonda Savio, figlia di Svevo, e dalla zia Dora al direttore de La Lettura dell’epoca in polemica con un articolo di Gillo, comparso su quel supplemento del Corriere ed esposto in mostra così come lettere, che descriveva la Villa Veneziani di Trieste, in cui lo scrittore abitava con la famiglia e la suocera, come “il patibolo borghese” di Svevo; e poi lettere autografe uscite miracolosamente dai cassetti di casa Dorfles (e mai esposte né pubblicate) del pittore triestino Arturo Nathan a Gillo, datate 1928, ‘29 e ‘30; riviste come L’Italia Letteraria del 1930 con i suoi primi articoli di critica scritti a vent’anni e sue annotazioni a mano; un testo originale e autografato, battuto a macchina e corretto a mano, intitolato “Le mode e le patrie”, in cui Dorfles riflette sulla moda austriaca, italiana e americana; e, tra i vari documenti, articoli e cataloghi, ci sono i suoi libri, una trentina, tutti in edizione originale accanto a foto rare e spesso inedite che lo ritraggono in vari paesi del mondo con i più grandi personaggi della cultura e dell’arte, testimoniando anche le conferenze tenute in varie città straniere nella lingua originale dei paesi ospitanti, altre la sua originalità, “portata” sempre con grande classe, e la sua personalità unica.
Nell’ambito dell’esposizione hanno avuto luogo degli incontri collaterali ideati e condotti da Marianna Accerboni, come la conversazione con Giorgetta Dorfles, nipote del grande intellettuale/ artista arricchita dalla proiezione d’immagini poco note e inedite di Gillo e una conferenza che ha avuto come protagonista Cristina Battocletti, giornalista della domenica de Il Sole 24 Ore, che ha presentato, in anteprima per Trieste, il libro La mia America (Skira editore), ultima fatica letteraria di Dorfles, uscito postumo. Un’opera cui l’autore teneva molto, ritenendo i suoi viaggi americani - in particolar modo il primo coast to coast avvenuto nell’autunno-inverno del 1953 - cruciali per la propria formazione intellettuale. Nell’occasione è stato presentato anche il libro Bobi Bazlen.
L’ombra di Trieste (La Nave di Teseo editore) di Cristina Battocletti, dedicato al grande intellettuale molto amato da Dorfles. Inoltre sono previste visite guidate anche su appuntamento e laboratori di disegno e pittura rivolti, in particolare, ai giovanissimi e ispirati all’arte e alla personalità di Dorfles (info 335 6750946)Prorogata fino al 31 gennaio 2020In considerazione del grande successo di pubblico (3000 visitatori) e di critica, la mostra artistico/ documentaria Il segno rivelatore di Gillo è stata prorogata alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste fino al 31 gennaio 2020. Promossa dall’Associazione Culturale Gillo Dorfles di Milano e ideata e curata dall’arch. Marianna Accerboni, questa è la prima mostra organizzata dopo la scomparsa del grande critico (Milano, 2 marzo 2018) ed è stata allestita proprio a Trieste, dov’era nato nel 1910 ed era vissuto fino a tutta l’adolescenza, rimanendo sempre legato alla sua città d’origine e ritornandovi ciclicamente a trovare la famiglia e per tenere i suoi corsi d’Estetica all’Università.
“La mostra rappresenta un affondo - spiega Accerboni - nel mondo più privato e personale di un temperamento riservato quale era quello di Dorfles, condotto attraverso vari inediti”.
Tra i numerosi pezzi presenti in mostra e mai esposti, ci sono una ventina di disegni creati nella seconda metà degli anni ‘50 per i nipoti Piero e Giorgetta allora bambini e spesso colorati assieme a loro, e un gioiello, pezzo unico in argento e oro disegnato da Dorfles. Ma c’è anche un approfondimento sulla sua raffinata attività nel campo del design, forse la meno nota, che aveva espletato nel campo della creazione di gioielli, tessuti, tappeti, arazzi, manifesti pubblicitari, etichette per vini, mosaici, servizi da caffè ecc.: sono infatti esposti rari e preziosi bozzetti originali per tessuti (anni Trenta e Cinquanta), realizzati all’epoca da un’azienda comasca, da cui sono nati
pure i decori per le tazzine della illy Art Collection e il manifesto per la Barcolana (anche questi esposti). E ancora le etichette disegnate per importanti vini del Cilento e dell’Astigiano, il manifesto per il tartufo d’Alba e i mosaici realizzati su suoi bozzetti e sotto la sua guida dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo: bozzetti inediti e opere mai uscite dalla Scuola, che ha come allievi architetti e artisti provenienti da tutto il mondo. In una grande sala è esposta una serie di importanti opere di pittori di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia, tra i più rilevanti nell’evoluzione del linguaggio artistico del Novecento, dei quali Dorfles aveva scritto: lavori di
Arturo Nathan, Leonor Fini, Getulio Alviani, Miela Reina, Bruno Chersicla, Carlo Ciussi, Renato Calligaro, Luigi Spacal, Maria Lupieri, Enzo Cogno, Emanuela Marassi, messi a disposizione da collezionisti privati e accompagnati dai testi critici che Dorfles aveva dedicato loro; e, accanto, l’evoluzione del suo segno e del suo cromatismo acceso e così personale, attraverso un centinaio di opere create da Dorfles dagli anni ‘30 ai 2000, a formare una sorta di antologica del suo segno, accompagnate da alcune sue riflessioni sull’arte. Tra i soggetti rappresentati nei disegni compare anche Vitriol, il personaggio esoterico che l’artista aveva inventato e in cui si specchiava e
riconosceva.
Sotto il profilo documentario, la mostra propone altri inediti molto importanti, tra cui lettere del ‘46
autografe, inviate da Letizia Fonda Savio, figlia di Svevo, e dalla zia Dora al direttore de La Lettura dell’epoca in polemica con un articolo di Gillo, comparso su quel supplemento del Corriere ed esposto in mostra così come lettere, che descriveva la Villa Veneziani di Trieste, in cui lo scrittore abitava con la famiglia e la suocera, come “il patibolo borghese” di Svevo; e poi lettere autografe uscite miracolosamente dai cassetti di casa Dorfles (e mai esposte né pubblicate) del pittore triestino Arturo Nathan a Gillo, datate 1928, ‘29 e ‘30; riviste come L’Italia Letteraria del 1930 con i suoi primi articoli di critica scritti a vent’anni e sue annotazioni a mano; un testo originale e autografato, battuto a macchina e corretto a mano, intitolato “Le mode e le patrie”, in cui Dorfles riflette sulla moda austriaca, italiana e americana; e, tra i vari documenti, articoli e cataloghi, ci sono i suoi libri, una trentina, tutti in edizione originale accanto a foto rare e spesso inedite che lo ritraggono in vari paesi del mondo con i più grandi personaggi della cultura e dell’arte, testimoniando anche le conferenze tenute in varie città straniere nella lingua originale dei paesi ospitanti, altre la sua originalità, “portata” sempre con grande classe, e la sua personalità unica.
Nell’ambito dell’esposizione hanno avuto luogo degli incontri collaterali ideati e condotti da Marianna Accerboni, come la conversazione con Giorgetta Dorfles, nipote del grande intellettuale/ artista arricchita dalla proiezione d’immagini poco note e inedite di Gillo e una conferenza che ha avuto come protagonista Cristina Battocletti, giornalista della domenica de Il Sole 24 Ore, che ha presentato, in anteprima per Trieste, il libro La mia America (Skira editore), ultima fatica letteraria di Dorfles, uscito postumo. Un’opera cui l’autore teneva molto, ritenendo i suoi viaggi americani - in particolar modo il primo coast to coast avvenuto nell’autunno-inverno del 1953 - cruciali per la propria formazione intellettuale. Nell’occasione è stato presentato anche il libro Bobi Bazlen.
L’ombra di Trieste (La Nave di Teseo editore) di Cristina Battocletti, dedicato al grande intellettuale molto amato da Dorfles. Inoltre sono previste visite guidate anche su appuntamento e laboratori di disegno e pittura rivolti, in particolare, ai giovanissimi e ispirati all’arte e alla personalità di Dorfles (info 335 6750946)