La mostra, voluta dal Comune di Casarsa della Delizia per festeggiare i 95 anni dell’autore, raccoglie 76 fotografie di grande formato realizzate da Elio Ciol per importanti pubblicazioni  – monografie di prestigiose case editrici quali Allemandi, Electa, Giorgio  Bretschneider, Federico Motta, Jaca Book, Silvana Editoriale ecc. –, che documentano le più differenti categorie di opere d’arte: dall’antica scultura italica in terracotta alle statue e rilievi di Donatello; dagli affreschi di Giotto a quelli del Pordenone e di Giambattista Tiepolo; dai mosaici paleocristiani di Aquileia a quelli della Basilica di San Marco a Venezia, fino alle alle vetrate di Marc Chagall per la Cattedrale di Metz. Si tratta di immagini la cui importanza si misurerebbe già nei termini del prezioso supporto che hanno garantito – con altissima professionalità – ad archeologi e storici dell’arte, molti dei quali regolarmente attingono all’imponente archivio di Ciol, ben noto a tutti gli esperti del settore per vastità e qualità delle riproduzioni. Ma in queste fotografie c’è qualcosa di più. Fin dagli inizi Elio Ciol ha cercato, spinto da una naturale sensibilità per le sfumature espressive delle opere, di spingersi fra le pieghe dei panneggi, di “entrare” nei racconti scolpiti o dipinti e muovere lo sguardo intorno, cogliendo la disposizione dei personaggi e i loro giochi di relazione come se ne facesse egli stesso parte, come se si trattasse di un tessuto vivo da restituire a una sonorità perduta. Dei dipinti di Giotto e Pietro Lorenzetti nella Basilica di Assisi, per esempio, il fotografo soppesa attentamente logiche compositive e dinamiche di narrazione, per esaltare lo spessore umano e sacro delle figure; e, non diversamente, il San Francesco scolpito da Donatello per la Basilica del Santo di Padova di fronte all’obiettivo di Ciol rivela – grazie a una calibratissima illuminazione – una fisicità che neppure dal vero si riesce a cogliere così intensa. L’osservazione, insomma, viene portata dal fotografo fino ad un punto in cui scatta un livello di comprensione che non è puramente tecnico-stilistico. E allora come classificare questi scatti di Ciol? Di fronte a una delle sue famose vedute di Assisi, a un paesaggio friulano come Fienagione a Domanins o ad un’immagine del periodo neorealista, nessuno avrebbe dubbi nel qualificarle come opere d’arte: la natura e le persone vengono contemplate distillando dall’attimo un senso di profonda spiritualità e partecipazione umana. Ma quando ad agire è il Ciol professionista, “artigiano” della documentazione visiva? È vero che la fotografia ha qui una sua funzione, ovvero trasmettere l’immagine di quanto è classificato opera d’arte; eppure questo non è sufficiente a decretarne il pacifico confinamento tra i prodotti strumentali, nella «condizione di felice innocenza» - come la definisce Pierre Schneider - propria dell’oggetto industriale o d’artigianato, che serenamente esercita una chiara valenza pratica. All’opera d’arte Elio pare accostarsi come racconta capitargli di fronte a un paesaggio: pronto a cogliere l’attimo in cui si manifesta l’inattesa profondità dell’esistenza, traendone il medesimo senso di sorridente stupore. L’ambizione del fotografo è insomma quella di non limitarsi a una registrazione, bensì di forzare l’opera con cui si dialoga ad uscire dal proprio silenzio - umile, austero o sdegnoso che sia - per rimettersi in gioco nel tempo. Titolo della mostra: IN DIALOGO CON L’ARTE Elio Ciol e i grandi artisti, da Giotto a Chagall Casarsa della Delizia, ex Sala consiliare 20 aprile – 30 giugno 2024 sabato, domenica e festivi 10.30-12.30 / 15.00-19.00 Ingresso libero