In occasione delle celebrazioni dei 150 anni dalla sua fondazione (1872 – 2022) il Museo Revoltella sta organizzando una mostra dedicata alla scultura, accompagnata dalla pubblicazione del catalogo scientifico della raccolta, che comprende circa duecento pezzi. La rassegna e il progetto editoriale, si inseriscono in un programma più ampio, avviato fin dal 2018 con la valorizzazione e il riallestimento delle opere del Primo Novecento al quinto piano della Galleria d’arte moderna e proseguito, nel 2020, con la pubblicazione del catalogo del fondo ottocentesco di Giuseppe Lorenzo Gatteri, tra le raccolte grafiche più consistenti e rilevanti del patrimonio artistico del Museo Revoltella.
La raccolta delle sculture del Museo Revoltella è caratterizzata da un’ampia varietà di opere in marmo, pietra, bronzo, terracotta, cera, ceramica, legno e tessuto e si estende temporalmente dal Primo Ottocento, a partire dall’importante bozzetto in gesso di Antonio Canova, elaborato nei primi anni dell’Ottocento per la statua colossale di Napoleone nelle vesti di Marte pacificatore che, unitamente al busto di Napoleone I di Jean Antoine Houdon (1806) e al busto in marmo di Felice Baciocchi di Lorenzo Bartolini (1808 -1809), documenta la scultura in epoca napoleonica, e fino al 2003 con l’assemblaggio intitolato Histoires de Boites à Lettres n. 12 – Le Carneval d’Ensor, realizzato nel 2003 da Daniel Spoerri, tra i fondatori del movimento del Nuoveau Réalisme.
Il percorso espositivo, che si snoderà dall’atrio di Palazzo Brunner al sesto piano della Galleria d’arte moderna, prevede uno sviluppo articolato in sei principali nuclei tematici:
Una Dea ritrovata. La “Dea Roma” di Attilo Selva Il classicismo del Primo Ottocento: Antonio Canova, Jean Antoine Houdon e Lorenzo Bartolini e la scultura in età napoleonica. La scultura come “programma di vita”. Pietro Magni e gli scultori di palazzo. Marcello Mascherini al Museo Revoltella Le acquisizioni del Museo Revoltella dagli anni della sua istituzione – 1872 – al Primo Dopoguerra. Il Novecento: dal Secondo Dopoguerra all’Informale di Arnaldo Pomodoro. L’esposizione prevede un riallestimento consistente di alcune sezione nevragliche del percorso espositivo permanente della Galleria d’arte moderna, a partire dall’atrio, che vedrà esposta per la prima volta al Museo Revoltella la colossale statua in gesso della Dea Roma di Attilio Selva, donata dall’Associazione Laureati dell’Università di Trieste nel 1963 e realizzata negli anni Cinquanta dallo scultore triestino, già noto in città per la sua produzione monumentale (i pili portabandiera di Piazza Unità, il Monumento ai Caduti sul piazzale di S. Giusto e il Monumento a Guglielmo Oberdan presso la Casa del Combattente).
Al terzo piano della galleria, affiancata all’esposizione dell’atelier di Ruggero Rovan, già in essere, verrà allestita una sezione dedicata alle opere di Marcello Mascherini, circa una quindicina, realizzate tra la metà degli anni Venti e la metà degli anni Cinquanta, che ne favorirà una lettura complessiva, ponendo in luce il cruciale sviluppo stilistico di quei decenni di uno dei maggiori protagonisti dell’ambiente artistico triestino della prima metà del Novecento. La tappa successiva, al quarto piano della galleria, vedrà del tutto riallestita la Sala ‘bistolfiana’ nella quale, accanto ai due imponenti gruppi scultorei di Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato 1859 – La Loggia – TO, 1933), che da sempre donano a questo ambiente una marcata caratterizzazione e una non comune spettacolarità, saranno esposte le opere di maggiore importanza e suggestione degli ultimi decenni del XIX secolo e dei primi decenni del XX, in un contesto espositivo che vedrà riuniti scultori locali (Spazzapan, Rovan, Asco, Hollan, Marin, Ceconi di Montececon e altri) e scultori nazionali (Canonica, Malfatti, Ambrosi, Barcaglia) a confronto.
Il percorso espositivo si snoda poi salendo verso il quinto piano della galleria, dove in itinere s’incontrano alcune sculture di rilievo, che per dimensione e peso (Ruggero Rovan, Il bacio), o a causa delle loro delicate condizioni strutturali (Marcello Mascherini, La sirena), hanno sempre mantenuto inalterata la propria collocazione all’interno del museo.
Il sesto piano, infine, complessivamente ripensato per accogliere un maggiore numero di opere di scultura, generalmente conservate in deposito o per lungo tempo esposte in altra sala, concluderà il lungo itinerario espositivo.
Le sezioni tematiche principali sopra descritte, saranno inoltre integrate da alcune sottosezioni non meno importanti, che presenteranno anche delle novità interessanti e inedite, a partire dall’esposizione, in uno spazio dedicato, dell’intera raccolta di bronzetti e di scultori regionali (anni ‘40-’50) e nazionali, circa una ventina, da molti anni non esposti al pubblico, che comprende anche una serie di pezzi di recente donazione, ad un settore in cui saranno riunite le sculture di più recente realizzazione tra gli anni Ottanta del Novecento e i primi anni del Duemila, con la presentazione al pubblico della recente donazione di un’opera rappresentativa della cosiddetta “Fiber Art” o “Soft Sculpture” dell’artista triestina Lydia Peredominato, attiva e affermata in questo specifico ambito artistico a Roma ormai da diversi decenni.
Il progetto espositivo così strutturato, con parte delle opere contestualizzate nell’ambiente storico e parte dislocate nella Galleria d’arte moderna, permette di inquadrare in questo modo l’incremento storico delle collezioni con l’esposizione della maggior parte dei pezzi, e di porre in evidenza la specificità degli scultori e delle opere di maggior valore.
La mostra si snoda, come anticipato, lungo l’intero percorso museale: dall’atrio d’ingresso, in cui verrà collocata l’imponente scultura di Attilio Selva intitolata “Dea Roma” (1950 circa), per la quale si prevede un restauro sostanziale e che verrà presentata al pubblico per la prima volta e fino al sesto piano della Galleria d’arte moderna.
Gli interventi di restauro, di varia tipologia e con diversi gradi di incisività in accordo e con la consulenza della Soprintendenza locale, costituiscono l’altro aspetto imprescindibile del programma di valorizzazione della raccolta di scultura che, nel far convergere necessariamente l’attenzione su ciascun pezzo per ristabilirne lo stato di conservazione ottimale, hanno fornito un valido pretesto per riconsiderarne la storia museale e per proseguire la ricerca storica-artistica di ognuno di loro.
Il 2022 offre inoltre l’opportunità di pubblicare il catalogo scientifico delle opere di scultura conservate al Museo Revoltella. Un volume che, curato da Susanna Gregorat e Barbara Coslovich, del tutto svincolato dal percorso della mostra, raccoglie duecento schede di approfondimento di altrettante sculture, tra pezzi singoli e gruppi omogenei di sculture, documentando in tal modo una delle sezioni di maggiore valore e consistenza dell’intero patrimonio artistico del Museo Revoltella.
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