“Ave lento viaggiatore, ti saluta Phoebe, schiava di Manilio, figlio di Tito: io che ottenni meritatamente ricompense pari ai compiti assolti”. Phoebe, è una degli abitanti della romana Opitergium, di cui la mostra in programma dal 24 novembre 2019 a Oderzo, Oderzo Cultura-Palazzo Foscolo e Museo Archeologico “Eno Bellis”, saprà risvegliare la memoria. Il suo ricordo riemerge nelle parole scolpite nella stele a lei dedicata risalente al I secolo d.C., che conserva i volti di tre personaggi, due donne e un uomo, sullo sfondo di una grande conchiglia; così come il bellissimo cavallino in terracotta, dotato di ruote per il traino, rinvenuto in una tomba di fine II-III secolo d.C., narra di un bambino e dei suoi giochi infantili. Personaggi, consuetudini, lo spaccato di una società attraverso i secoli; il mondo dei vivi che riemerge dalla città dei morti, grazie all’esposizione promossa e organizzata dalla Fondazione Oderzo Cultura in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso e con il Polo Museale del Veneto. Una mostra, “L’anima delle cose. Riti e corredi dalla necropoli romana di Opitergium”, che per la prima volta presenta al pubblico, in una visione d’insieme, alcuni tra i corredi più belli e significativi rinvenuti grazie alle indagini archeologiche che, a partire dagli anni Ottanta, hanno interessato il centro di Oderzo, portando alla luce importanti evidenze dell’antica città romana e rivelando il glorioso passato dell’abitato. Opitergium, romanizzata grazie alla costruzione della via Postumia - l’asse viario che metteva in comunicazione Genova con Aquileia - e soprattutto in seguito all’estensione della cittadinanza romana ai suoi abitanti negli anni compresi tra il 49 e il 42 a. C. (come per le popolazioni dell’intera Transpadana), ha infatti una storia rilevante di interventi urbani in chiave monumentale, in linea con il modello della capitale, ma anche di coinvolgimenti nelle vicende politiche e militari della stessa. A fianco di Roma si posero i reparti opitergini nell’assedio di Ascoli Piceno tra il 90 e l’89 a.C.; mentre è tramandato da fonti storiche e letterarie il famoso atto eroico, di estrema fedeltà al partito cesariano, compiuto dal tribuno Caius Vulteius Capito e dei suoi 1000 uomini, tutti opitergini, che nella guerra tra Cesare e Pompeo del 49 a. C. furono protagonisti di un suicidio collettivo pur di non cadere nelle mani degli avversari. Cesare ricompensò la città con l’esenzione ventennale dal servizio militare e l’aggiunta di trecento centurie all’agro opitergino. L’importanza e lo splendore di Oderzo e dei suoi abitanti in epoca romana, come pure la decadenza in età tardoantica, emergono con evidenza dalle indagini condotte nella necropoli della città di cui la mostra darà finalmente conto, esponendo ben 50 corredi funerari dei 94 appositamente selezionati e studiati dal comitato scientifico del progetto, composto dai Funzionari della Soprintendenza che hanno coordinato e sovrainteso alle diverse campagne di scavo - Marianna Bressan, Annamaria Larese, Margherita Tirelli e Maria Cristina Vallicelli - e da Marta Mascardi, Conservatore del Museo archeologico di Oderzo. Corredi per lo più inediti ed effettivamente rappresentativi per tipologia di rituale, arco cronologico, distribuzione topografica e materiali rinvenuti. Le indagini archeologiche, effettuate dal 1986 al 2013 hanno in particolare interessato, in anni successivi, l’area del canale Navisego Vecchio Piavon e della cosiddetta lottizzazione Le Mutere (a ovest), l’area del sottopasso ferroviario e della lottizzazione dell’Opera Pia Moro (sud) e l’ampia area di via Spiné, via degli Alpini,via Caduti dei Lager (sud est) e, relativamente all’età tardoantica in una fase di contrazione dell’abitato, la zona delle ex Carceri di Oderzo: sono queste le principali aree di provenienza dei reperti in mostra, tutti restaurati grazie a finanziamenti della Regione del Veneto e del Comune di Oderzo. Lo studio approfondito dei corredi selezionati, preliminare al progetto espositivo, ha portato a una lettura sistematica dei diversi settori di necropoli, messi in rapporto con il centro urbano e le principali direttrici di traffico, e ad un più ampio discorso sulla ritualità funeraria opitergina, completando la documentazione sino ad oggi edita. Il progetto è accompagnato da un impegnativo catalogo Edizioni Ca’ Foscari, curato da Margherita Tirelli e Marta Mascardi, nel quale sono raccolti saggi di Marianna Bressan, Bruno Callegher, Claudia Casagrande, Silvia Cipriano, Francesca Ferrarini, Anna Larese, Marta Mascardi, Elisa Possenti, Giovanna Maria Sandrini, Margherita Tirelli e Maria Cristina Vallicelli. La mostra si sviluppa dunque nelle sale di Palazzo Foscolo, ove sono esposti i corredi suddivisi per tipologie di deposizione – incinerazione diretta, incinerazione indiretta, inumazione - e prosegue nel salone centrale del Museo archeologico, che raccoglie numerosi reperti provenienti da contesti funerari, spesso riutilizzati negli edifici cittadini, ricostruendo idealmente l’assetto di una via che conduce ad Opitergium.
Please enable JS
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Cookie settingsACCEPT
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.