Con conferenza di inaugurazione il 1 aprile alle 18:30, conferenza presso il piano nobile, presentata dalla storica dell’arte Maria Lucia Ferraguti, e successiva visita nei locali della palladiana Villa Caldogno, patrimonio Unesco, prende vita una delle mostre antologiche più interessanti della primavera vicentina.
Una coniugazione sistemica tra il passato splendido dell’architettura Palladiana, che di fatto influenza a tutt’oggi l’architettura mondiale, e i pianeti immaginari dell’artista Piero Boni, proiezioni ideali verso presente e futuro. Mostra promossa e curata da Patty’s Art Gallery, con la collaborazione di Qu Bi gallery e Venetart Aps.
With the opening conference on 1 April at 18:30, conference on the noble floor, presented by the art historian Maria Lucia Ferraguti, and subsequent visit to the premises of the basement of the Palladian Villa Caldogno, a Unesco heritage site, one of the anthological exhibitions comes to life most interesting of the Vicenza spring.
A systemic conjugation between the splendid past of Palladian architecture, which in fact still influences world architecture today, and the imaginary planets of the artist Piero Boni, ideal projections towards the present and the future. Exhibition promoted and curated by Patty's Art Gallery, with the collaboration of Qu Bi gallery and Venetart Aps.
L’artista Piero Boni è nato a Senigallia da famiglia bergamasca 84 anni fa. Notaio per tutta una vita, già da bambino sognava di diventare pittore ma ha iniziato a dedicarsi esclusivamente alla pittura soltanto all’approssimarsi della pensione. Passione, il dipingere, che nel corso degli anni mise da parte per abbracciare quella della chitarra, e per trovare poi un lavoro “remunerativo”.
Piero Boni ha commentato che in fin dei conti, chissà, c’è un legame tra la professione di notaio e l’arte. I padri di Tiziano, Leonardo e Masaccio erano tutti notai. Forse è un’attività che spinge all’evasione.
Egli trova ormai da tempo sfogo e spazio per l’evasione nei grandi quadri a olio su tela raffiguranti i suoi pianeti immaginari, denominati Giò ed Artù. Uno più simile alla Terra, l’altro “più evoluto ed elevato”, pianeti familiari e distanti, onirici e concreti, entrambi ritratti con pochi segni, figure geometriche e campiture di colore. Opere quelle di Piero Boni che si caratterizzano anche per i lunghi titoli, che sembrano dialogare con il rappresentato, e che per il loro autore aiutano ad arrivare alla conclusione. La sua visione è protesa verso la bellezza, la luce, il sogno, e per questo i suoi elaborati artistici sono privi di qualsiasi rimando all’angoscia e, invece, piuttosto inclini all’umorismo.
Le sue opere affermano la continuazione della vita dopo la morte su pianeti dell’immaginazione; s’incontra dapprima il pianeta Giò, luogo di sosta e passaggio verso il pianeta Artù che è stazione non ultima di una lunga quanto felice ascesa. È la visione di un mondo che “non è qui”, un’altra dimensione dell’esistenza. (Piero Boni)
I dipinti di Piero Boni, anche grazie a una certa astrazione fusa alla figurazione, vogliono indurre a interpretare forme astratte come rappresentazioni naturalistiche “aliene” di fiori e piante illustrati come essi fossero viventi e coscienti; con le forme vuole creare un linguaggio, narrare con esso storie verosimili o fantastiche oppure trasmettere agli altri particolari emozioni… Sono forme, per dirla come Kandinskij, che hanno un suono interno: ogni triangolo, sia acuto, rettangolo o equilatero, ha un suo profumo spirituale. Ogni forma ha un contenuto interiore. La forma è dunque l’espressione del contenuto interiore. (Sgarbi)
Tra le esposizioni alle quali Piero Boni ha preso parte si ricordi la Biennale di Perugia nel 2016, nonché quella a Venezia e a Milano nel 2017. Le sue opere sono molto apprezzate anche a Miami e New York.
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