Sabato 6 maggio 2023 inaugura a Villa Pisani Bonetti una mostra personale di Rodolfo Aricò (Milano 1930 - 2002), a cura di Francesca Pola, in cui saranno presentate opere scelte per dialogare con questo capolavoro giovanile dell’architettura di Andrea Palladio: un luogo straordinario che, nella relazione propositiva con la sua identità storica aperta al confronto con la creatività contemporanea, apre al visitatore inedite coordinate di esperienza.
Rodolfo Aricò, protagonista dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo, dalla metà degli anni ‘60 con le sue tele sagomate pone l’accento sul paradosso della geometria come strumento di rappresentazione, per farne luogo di successione temporale e apertura relazionale. In una pittura stratificata sia a livello strutturale che cromatico, come in una spinta che continuamente preme sui margini, le sue immagini vivono di una esattezza instabile, dove il colore è sentimento di conoscenza dello spazio, in una tensione continua tra superficie e profondità: una immagine dissonante, in cui l’essenzialità monocroma delle sue opere è continuamente problematizzata da dinamiche strutturanti e da mescolanze percettive. La mostra permette di riconoscere la continuità di alcune coordinate fondanti le dissonanze di relazione tra geometria e struttura e il rapporto tra colore e luce.
Come scrive Angela Faravelli, quello tra Andrea Palladio e Rodolfo Aricò è un dialogo “costellato di similitudini e assonanze, basato sulla geometria delle forme originarie e volto alla ricerca di assoluti e leggi universali che dimorano nell’interiorità dell’uomo. Entrambi utilizzano un preciso repertorio di elementi architettonici: l’uno per costruire edifici secondo le leggi di una nuova «divina proporzione» trattata ne I quattro libri dell’architettura (Venezia, 1570); l’altro per indagare l’aspetto psicologico della mente umana, dando enfasi all’aspetto formale e al significato umanistico, per sconfinare – attraverso un uso sapiente della campitura pittorica – in un mondo orfico. Nasce così un’inedita “messa in scena” in cui contenitore e contenuto si trovano in un rapporto armonioso di interdipendenza, dove la visione è in grado di cogliere tutti gli elementi nella loro configurazione, nel loro stare, singolarmente, gli uni con gli altri.
È il grande salone centrale del piano nobile di Villa Pisani Bonetti ad accogliere l’ultimo ciclo pittorico di Rodolfo Aricò; Sere (1997), Chi ama crede (1997), Sensus 3 (1999) e i due Senza titolo (2002) lasciano trasudare una corporeità della materia data dalla manipolazione del colore sulla superficie dell’opera, esaltata dall’illuminazione che penetra dalla grande apertura della finestra termale. L’andamento curvilineo della copertura delle cantine riecheggia in Arco (1979) che – nella solitudine del proprio apparire puro e semplice – diviene, oltre che rappresentazione del pensiero architettonico, superficie vibrante dalla quale il colore pulsa nella sovrapposizione di numerose stratificazioni.”
In occasione della mostra è stato pubblicato un volume bilingue a cura di Francesca Pola fondato su un ampio e approfondito studio dell’opera di Aricò. La monografia intende offrire una visione complessiva del lavoro dell’artista in chiave internazionale con immagini di opere, fotografie storiche e documenti, una selezione di scritti d’artista e testi critici che ne hanno punteggiato il percorso, un focus di Angela Faravelli sul rapporto tra opera e architettura e un aggiornato apparato bio-bibliografico.