Apre sabato 30 novembre la mostra su una vicenda straordinaria: una raccolta di disegni di architettura rimasta intatta perché protetta per secoli nell’archivio di una nobile famiglia padovana, in grado di trasportarci in un mondo lontano, quello di Alessandro Papafava (1784-1861), architetto padovano cresciuto in tempi difficili ma fervidi di passioni, all’indomani della caduta della Serenissima. L’eccezionale raccolta di 49 fogli di vario formato e di stampe di celebri architetti a cavallo tra due secoli – fra cui Giacomo Quarenghi, Giuseppe Camporese e l’inglese Joseph Michael Gandy – venne riunita da Alessandro tra il 1803 e il 1807. In quegli anni il giovane Papafava si trovava a Roma per volere della madre, preoccupata di allontanarlo dai suadenti ideali napoleonici che nel Veneto avevano sedotto più di un giovane aristocratico. Dopo un periodo trascorso tra Budapest, Dresda, Vienna e Berlino, era rientrato in Italia e, su consiglio del conterraneo Antonio Canova, aveva iniziato a studiare architettura presso l’Accademia di San Luca. Dopo due secoli, questo prezioso materiale è stato generosamente donato dalla famiglia Papafava dei Carraresi al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza perché fosse conservato al Palladio Museum. La donazione è stata fatta in memoria del conte Novello Papafava dei Carraresi e di sua moglie Bianca Emo Capodilista per volontà dei figli Benedetta, Alberto, Fina, Marsilio, Alessandro, Donata, nonché degli eredi dei non più viventi Lieta e Francesco. La raccolta, conservata integra dalla famiglia Papafava per più di 200 anni, è costituita da materiali di altissima qualità grafico-pittorica e riveste un valore storico enorme: essa ci restituisce infatti una rara istantanea degli interessi di un giovane studente di architettura fra Sette e Ottocento, totalmente immerso nella cultura architettonica negli anni in cui i modelli del Neoclassicismo romano arrivarono nel Veneto, rivoluzionandone il gusto. Alessandro Papafava, giovane ed entusiasta studioso d’arte, oltre all’Accademia frequentava i più influenti atelier artistici, come i laboratori di Canova e della pittrice Angelika Kauffmann e quelli degli architetti Giuseppe Camporese, Vincenzo Balestra e Mario Asprucci, acquistando da loro le stampe e i bellissimi disegni acquerellati, insieme a quelli dell’inglese Joseph Michael Gandy, autore delle immaginifiche vedute dei progetti di Sir John Soane, e di Giacomo Quarenghi (di cui nel 2017 si è celebrato il bicentenario della morte). Tornato a Padova, Alessandro Papafava utilizzò quanto imparato a Roma sia nella riprogettazione delle sale e degli arredi dell’appartamento neoclassico nel palazzo di famiglia a Padova sia nel ridisegno austero delle facciate e degli interni nella villa di Frassanelle, ai piedi dei Colli Euganei. Così facendo, mettendosi in contatto con l’ambiente artistico locale – conosceva certamente Giuseppe Jappelli – e condividendo i suoi studi, i “suoi disegni” e la sua esperienza, Alessandro contribuì concretamente all’affermazione e alla diffusione dello stile neoclassico nel Veneto. Per tutto il resto della sua vita continuò a coltivare gli stessi interessi, ricoprendo numerosi incarichi civici ed essendo nominato Membro dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e Deputato della Congregazione Provinciale di Padova. La cura della mostra e del catalogo, dedicati alla collezione e al mondo di Alessandro Papafava, è stata affidata a due celebri studiosi: lo specialista irlandese Alistair Rowan, già presidente del Society of Architectural Historians of Great Britain e profondo conoscitore della raccolta, e Susanna Pasquali, docente alla Sapienza di Roma e membro del Consiglio scientifico del CISA Andrea Palladio, curatrice, fra l’altro, del volume dedicato al Settecento nella Storia dell’architettura nel Veneto (Marsilio 2012). Al loro fianco hanno lavorato specialisti dell’arte e dell’architettura del Sette-Ottocento, da Piervaleriano Angelini (Osservatorio Quarenghi, Bergamo) a Elena Catra (Università Ca’ Foscari, Venezia), da Fabrizio Di Marco (Università La Sapienza, Roma) a Stefano Grandesso (Galleria Carlo Virgilio & C., Roma).
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