Mi sono chiesta molte volte guardando i dipinti di Angelo Bordiga, da dove poteva nascere la poetica e l’ispirazione che avvertivo immediatamente osservando il disegno, la forma e il colore delle opere di questo artista amico nato a Bagolino in Provincia di Brescia. Mi sono chiesta perché provavo attrazione e soprattutto se avrei appeso i suoi dipinti nella mia casa. Da dove proveniva il riferimento culturale della sua pittura, era lecito paragonarlo al Pitocchetto della tradizione lombarda, o agli espressionisti tedeschi, oppure il suo dipingere era completamente privo di riferimenti storici o pittorici e forse la sua forte personalità, mascherata da timidezza, esprimeva soltanto il dilemma esistenziale della nostra vita? Io penso, invece, che Bordiga sia riuscito a sintetizzare la storia della pittura del passato, dei grandi temi del novecento, degli artisti che ci hanno preceduto, con il mondo attuale, il mondo che qui e ora è di fronte a lui. Come non vedere la sua attenzione alle difficoltà dell’uomo moderno, isolato e indifeso contro il narcisismo, vuoto e sgargiante della banalità imperante? Come non capire che il suo mondo tormentato mostra i dubbi che si trasformano in domande allo spettatore sulle questioni più profonde dell’esistenza? Torniamo al fascino della sua pittura: per me è forte il richiamo alla pittura lombarda, “sempre fedele al vero” e in particolare al modo bresciano di fare arte, severo, silenzioso e meditativo, ma sempre con il cuore sulla coscienza, poesia rivolta non tanto agli umili, quanto agli uomini e alle donne di oggi. Le sue figure sono esauste e logorate, afflitte e sfiduciate, rappresentate in una prospettiva allungata e deformata, (lezione dell’espressionismo), ad indicare la lontananza e la vicinanza di chi li vuole raffigurare e raccontare in una toccante partecipazione. Il disegno è diligente e puntuale ma anche volutamente conciso, essenziale, soprattuto nelle linee dei volti spesso girati o nascosti, delineati con accordi di colore appena accennati, proprio per tracciare una rappresentazione attenta e misteriosa, preoccupazione e rispetto, non analisi psicologica individuale ma ricerca di un universale tragico. Se rivediamo i quadri più famosi di Munch e Bacon, ritroviamo in Bordiga un modo nordico, drammatico che cerca di riconfrontarsi ostinatamente con la natura con un misto di sensualità e spiritualità, conflitto perpetuo espresso nei grumi di colore, nei gialli, nei blu cobalto e nei rossi accostati ai colori verde acqua, grigio, bruno, e soprattutto, nell’uso sapiente ed equilibratore del bianco. S.C. della Galleria Spazio 6
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