Scultore, pittore e disegnatore, Giuseppe Gallo è un artista che, in opposizione alla smaterializzazione dell’arte degli anni Settanta, riscopre il valore estetico e simbolico degli oggetti e dei materiali. Nelle sue opere intreccia linguaggi provenienti da mondi diversi attingendo alla filosofia, alla matematica, alla cosmologia e alla letteratura. I suoi lavori appaiono sospesi tra diversi tempi storici e donano consistenza a pensieri sfuggenti e domande insolute.
Michelangelo sogna Brancusi (2022) è il titolo della monumentale scultura che raffigura il volto incantato del Maestro rinascimentale su cui è germogliata la Colonna infinita dello scultore modernista Constantin Brâncuşi. Per l’occasione, l’opera sarà sospesa al centro della piazza del museo, una scelta simbolica e spettacolare che sottolinea ancora una volta il rapporto tra antico e contemporaneo, nodo fondante della linea d’indagine del Presidente Vittorio Sgarbi. Quella di Gallo è infatti un’arte senza tempo che cita i grandi maestri senza categorizzarli per epoche e stili, ma ricercando un’idea primigenia che accomuni stagioni ed espressioni differenti. L’artista non risponde tanto all’affermazione di uno stile quanto a un interrogativo d’ordine squisitamente poetico.
Fin dalla sua apertura, nel dicembre del 2002, il Mart ha proposto l’arte in spazi non convenzionali e all’aperto. In un ideale connubio con l’iconica architettura, il progetto su Gallo si propone come un percorso diffuso con sculture, disegni e installazioni di piccole e grandi dimensioni esposte nella piazza, luogo d’incontro aperto al pubblico, nel foyer, nel mezzanino e nel cavedio del museo. In un’alternanza di tecniche e materiali, la monografica su Giuseppe Gallo vede protagoniste 50 opere realizzate dagli anni Ottanta a oggi.
Misteriose e mistiche, le opere grafiche e pittoriche dell’artista intrecciano a profili umani e animali colori, numeri, lettere e simboli. Il risultato è una dimensione che fluttua tra realtà e astrazione. Tema ricorrente è la natura, come in Bianco terra, 474(2004) e Foglie (2001) in cui l’artista ribadisce la volontà di legare i propri soggetti ai tempi lenti e profondi del mito. In tal modo, invita a una contemplazione di ordine filosofico, manipolando il tempo e allontanando gli spettatori dalla frenesia cittadina. Il percorso prosegue nel mezzanino con Prismi (2007), 26 totem in bronzo, e nel cavedio con Eroi (2006), opera appartenente alle Collezioni del Mart e composta da 12 sedie dalle silhouette sottili e fragili.
Completano l’esposizione una serie di sculture collocate negli spazi di transito e ispirate, per lo più, ad accadimenti accidentali, come in Ho la testa confusissima (2017) e Femmina atroce (2004). Anche in queste opere ritorna il richiamo alla natura, ambiente-simbolo in cui l’artista rintraccia un fondamentale principio di vita e di poesia.
Giuseppe Gallo
Nato a Rogliano (CS) nel 1954, vive e lavora a Roma dal 1976, anno in cui inaugura la prima personale presso la Galleria Ferro di Cavallo. Approda in ambito internazionale con Europa ’79 a Stoccarda. Stabilisce il suo studio nell’ex-pastificio Cerere ed espone in numerose manifestazioni nazionali e internazionali – tra queste, la XLIV Biennale di Venezia, a cui partecipa con una sala personale nel Padiglione Italia. Negli ultimi anni gli sono state dedicate importanti retrospettive al MACRO di Roma (2007), alla Kunsthalle di Mannheim (2008) e al Mart (2009). Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di vari musei e fondazioni, tra cui il MoMA di New York, il Museum Modern Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, il Contemporain Midi Pirenées di Toulouse, il Groninger Museum, il Fukuyama Museum of Art, il Museum Biedermann di Donaueschingen, il Mart, la GAM di Torino e il CAMUSAC di Cassino.
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