La Galleria Civica di Trento dedica una mostra a Margherita Manzelli (Ravenna, 1968), artista italiana dal rilevante curriculum internazionale celebre per i suoi enigmatici e misteriosi soggetti femminili. Dopo il diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, Manzelli inizia la sua carriera con la pittura unita all’installazione e alle azioni performative. Nel corso degli anni lascia sempre più spazio alla raffigurazione e ai dipinti di grandi dimensioni che la rendono nota.
La mostra Margherita Manzelli. Oscuro è il cuore della bellezza propone quindi un nucleo di lavori pensati e prodotti appositamente per la Galleria Civica, portando così all’attenzione del pubblico gli approdi più recenti della ricerca dell’artista. Al contempo, la rassegna ripercorre anche una parte dell’ultimo decennio creativo di Manzelli, grazie alla selezione di opere di medie e di grandi dimensioni e di disegni che si pongono in dialogo con l’allestimento appositamente progettato dall’artista. Grandi murali astratti e dipinti realizzati su misura costituiscono così un’opera d’arte estesa: gli ambienti della Galleria si trasformano in un’installazione a 360 gradi, un grande dipinto tridimensionale, nel quale i confini degli spazi tracimano.
Stratificata, cancellata, decomposta e poi ricomposta la pittura di Manzelli sovrappone l’aspetto evocativo a quello rappresentativo. I soggetti prevalentemente femminili delle sue tele sono archetipi umani, figure arcaiche che si stagliano su uno sfondo ricco di elementi ornamentali.
Fedele alla pittura, grata alle pratiche performative, disegnatrice capace di sintesi estrema e di altrettanto estrema ricchezza decorativa, Manzelli si confronta nella mostra odierna con gli spazi della Galleria Civica. Il museo si piega alle sue esigenze, lascia entrare le opere dell’artista accogliendo una strabordante decorazione parietale. L’elemento decorativo astratto che caratterizza il toccante trittico centrale, da cui si irradia tutta l’esposizione e che dà il titolo alla stessa, si espande per rarefazione alle pareti. Centinaia di righe verticali, terra/cielo come l’opera millimetricamente forgiata dall’artista per l’esposizione, invadono così lo spazio, contaminandolo nella sua interezza.
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