La mostra Sacre Relazioni, personale che la Fondazione Vignato per l’Arte di Vicenza dedica all’artista veneta Anastasia Moro, in arte A.MO, segna l’apertura della programmazione autunnale dell’Istituzione.
Voluta fortemente per la perfetta adesione del tema al momento storico che stiamo vivendo, e in particolar modo perché in stretta connessione con l’approccio nelle relazioni dei fondatori della Fondazione – i medici odontoiatri Giuseppe e Costantino Vignato – la mostra si è inserita a pieno titolo nel Festival delle Relazioni promosso e organizzato in città da Relazionésimo dal 5 all’8 ottobre 2023 (www.relazionesimo.com).
È evidente che l’imprescindibilità di coltivare relazioni di qualità in ogni sfera della vita sia una necessità sentita in modo sempre più forte, tanto da legare con un fil rouge differenti attori del territorio con l’idea che non si possa più stare a guardare, ma che sia giunto il momento di attivarsi, ciascuno con le proprie risorse e specificità.
Ecco che Sacre Relazioni giunge naturalmente in un momento storico della città in cui il concetto di Relazione è posto sotto la lente di ingrandimento per promuovere una visione in cui è necessario rimettere al centro l’Uomo e il suo benessere, nella convinzione che esso passi necessariamente per un cambio di paradigma volto a riportare armonia tra uomo – ecosistema – società.
Anastasia Moro da tempo si interroga su queste tematiche e lo fa attraverso gli strumenti che le sono propri, quelli dell’arte, in questo caso esplicitando la sua riflessione attraverso il medium fotografico.
Ritratti fotografici in bianco e nero scattati dall’artista diventano quindi materia prima per la creazione artigianale di un intreccio, nel più stretto senso del termine, che restituisce un ritratto più emotivo che figurativo, frutto della fusione di due fotografie che simbolicamente rappresentano un legame prezioso.
Ogni gesto dell’artista, a partire dalle attività di ritaglio e paziente intreccio manuale, punta a raccontare il lento e naturale costruirsi delle relazioni, in cui ogni striscia rappresenta un pezzo di vita, un’emozione, una sfaccettatura delle persone che nel fondersi condividono, mescolano esperienze, percorsi, e danno vita a un qualcosa di irripetibile, sacro appunto.
È indicativo che la riflessione della Moro parta dall’ascolto e dal dialogo con i soggetti fotografati che sono invitati a riflettere sulla personale visione delle relazioni e su quale sia la relazione d’elezione, quella connotata da una sacralità profonda, che affonda le radici nelle proprie origini, il proprio essere e non sia prescindibile da sé.
L’accezione Sacra, infatti, è qui intesa quale elemento quasi rituale che funge da atto di cura, protezione e preservazione della relazione stessa.
È la riflessione riservata dall’artista all’importanza del legame tra individualità che entrano in connessione che ha catturato da subito il nostro interesse – spiega Elisa Paiusco, curatrice della mostra e della Fondazione Vignato – poiché è una questione oggi riemersa con grandissima potenza e urgenza. Poter dare il nostro contributo alla riflessione sul tema delle relazioni ci è sembrato quanto mai necessario, oltre che importante per tracciare la nostra identità sul territorio.
Il tratto distintivo della manualità che A.MO inserisce nelle opere, richiama il lento e antico gesto della tessitura, in cui alla trama e all’ordito in questo caso si conferisce un’identità ben precisa. Qui la progressione della tessitura assurge simbolicamente alla costruzione della relazione che in potenza conserva tutti i possibili sviluppi di un rapporto: l’intreccio più o meno lasco, il possibile sfilacciamento del legame tra vite, l’intersezione di elementi esogeni di condizionamento più o meno profondo – in questo caso rappresentate da sottili strisce specchianti che rimandano alla relazione con lo spettatore che guarderà l’opera.
Nell’incontro dell’osservatore con la poetica proposta dall’artista si aprono numerose possibili riflessioni e interrogativi sul proprio concetto di sacralità delle relazioni: cosa significa per me sacro in una relazione? Quale intreccio narrativo può entrare di diritto nella sfera delle sacre relazioni?
Ognuno è invitato all’auto-analisi per cercare di valorizzare ciò che sente di dover ancora tessere o preservare.
Per l’occasione Anastasia Moro inserisce tre opere inedite nel percorso espositivo per riflettere sull’attività dentale che convive quotidianamente con gli spazi della Fondazione Vignato.
Crocevia di numerose relazioni, lo studio medico rappresenta da sempre uno spazio in cui il percorso di cura richiede necessariamente un’attenzione particolare al rapporto con il paziente che viene preso in carico con tutto il suo portato emotivo, riferito non unicamente al distretto dentale.
Rapporto d’elezione è sicuramente quello tra medico e paziente, in cui la fiducia consente l’alleanza terapeutica necessaria alle cure. Non meno importanti sono, tuttavia, il rapporto tra medico e assistente, in funzione di quel senso di accoglienza che si offre all’assistito e della ricerca di una qualità dell’ambiente interno all’azienda, e la relazione di fiducia e affidamento che si instaura tra front office di segreteria e pazienti.
Ecco che la riflessione di Anastasia Moro si inserisce anche all’interno di questi spazi di connessione per raccontare l’attenzione che da sempre il mondo Vignato riserva alle relazioni.
L’intreccio di storie diventa inoltre il pretesto per raccontare aspetti del mondo dentale che si avvicina per certi versi a quello dell’arte, in cui alla necessaria componente relazionale si lega l’aspetto manuale, che riavvicina a quel fare come espressione dell’essere che è e che dunque produce, quel fare che collega mano e cervello.
Anastasia Moro come tessitrice di storie, simbolicamente unite da un titolo che fonde i nomi dei personaggi raffigurati, con il suo lavoro ci invita a soffermarci per riflettere sulla qualità del “tessuto” sul quale innestiamo quotidianamente i rapporti, e sul nostro effettivo ruolo circa l’evoluzione dell’intreccio di trama e ordito.
Lo Sponsor tecnico, Photopiù, storica azienda di Bassano del Grappa, sarà presente con il nuovissimo progetto CartamiLab (www.cartamilab.com/) che per l’occasione si presenterà con una collezione di agende e quaderni a tiratura limitata dedicate alla mostra.
Biografia dell’artista
Anastasia Moro – in arte A.MO. – è artista e docente.
Nasce a Montagnana (PD) nel 1977 dove lavora presso il suo studio.
Si diploma al Liceo Artistico di Padova e consegue con lode il diploma di laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ottiene con lode il titolo del Master di I livello in Partnership e Sciamanesimo. Letterature, psicologia e società all’Università degli Studi di Udine. Approfondisce, da tempo e con una costante ricerca, antiche tecniche artistiche, ottenendo così un’ottima conoscenza dei materiali.
Ha esposto in numerose mostre, personali e collettive, in Italia, Spagna, Francia e Germania, e ha partecipato a importanti progetti artistici internazionali. L’artista tenta di indagare, attraverso metafore e simbologie, emozioni e sentimenti collettivi e individuali per proporre all’osservatore una personale elaborazione come base di attivazione di un gioco di reciprocità.
Non lascia mai al caso l’uso del materiale, a cui dedica un attento studio iniziale e preparatorio, fatto di sperimentazioni e ricerca. La scelta del materiale è infatti una libera necessità meditata, legata all’espressione e al linguaggio dell’opera.
Muovendosi, quindi, da una produzione pittorica, A.MO. giunge, nel tempo, a una forma più sintetica di espressione, che sposta l’attenzione dal particolare all’universale, adottando linguaggi diversi, evocati da frasi ermetiche mutuate spesso dalla poesia e dalla letteratura, tuttavia, sempre fortemente connessi all’attualità e all’esigenza di una spiritualità diffusa.
Curriculum artistico completo su www.moroanastasia.com
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