Il duomo di Santa Maria Maggiore di Spilimbergo svela i suoi tesori al pubblico. Presentata oggi, 24 novembre al Palazzo della Regione di Udine, la mostra “Spilimbergo. Il tesoro del duomo”. Una raccolta di beni artistici dal grande valore, alcuni dei quali alla prima esposizione pubblica, fruibili dal prossimo 2 dicembre al 3 marzo 2024, al primo piano dello storico Palazzo della Loggia, proprio di fronte alla principale chiesa della città. Un evento eccezionale proprio perché svelerà i beni del duomo normalmente non visibili, poco conosciuti e scarsamente studiati. Fra le opere di maggiore pregio, fra quelle esposte, troviamo senza dubbio i dipinti dei Paggi reggistemma di Giovanni Antonio de' Sacchis, detto il Pordenone (sec. XVI), il San Girolamo di Antonio Carneo (sec. XVII), i preziosi Codici miniati da Giovanni de Cramariis, (sec. XV-XVI), e ancora i paramenti sacri (sec. XVIII-XIX) e l’oreficeria.(sec. XVI-XIX).
Il percorso espositivo a Palazzo della Loggia sarà reso immersivo e coinvolgente con l’ausilio di riproduzioni fotografiche e proiezioni multimediali che permetteranno al pubblico di conoscere i diversi artisti, grandi e piccoli, che nell’arco dei secoli hanno contribuito a creare e abbellire lo straordinario complesso monumentale del duomo di Santa Maria Maggiore. In alcuni casi, le immagini saranno accompagnate dalle opere in friulano della compianta poetessa spilimberghese Novella Cantarutti.
Un progetto ambizioso che ha come obiettivo, oltre ovviamente alla valorizzazione del patrimonio artistico e di fede del duomo di Spilimbergo, quello di attrarre visitatori e promuovere la bellezza di uno dei monumenti più insigni del Friuli Venezia Giulia, mettendo anche in evidenza alcuni prestigiosi percorsi culturali della città del mosaico. “Spilimbergo. Il tesoro del duomo” rappresenta un’occasione per promuovere le potenzialità culturali, turistiche ed economiche della città, incentivando la ricerca e lo studio scientifico sui beni di proprietà della chiesa di Santa Maria Maggiore, creando i presupposti per una futura sede espositiva dedicata alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico cittadino.
La mostra “Spilimbergo. Il tesoro del duomo” è organizzata dalla Città di Spilimbergo e dalla Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Spilimbergo, con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia e Unione Artigiani Pordenone, in collaborazione con Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, Ente Regionale Patrimonio Culturale Friuli Venezia Giulia, Diocesi di Concordia-Pordenone, Scuola Mosaicisti del Friuli e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Udine. Progetto a cura di Federico Lovison con la collaborazione scientifica di Maurizio d’Arcano Grattoni e le foto di Stefano Ciol.
Seguendo il ritmo ovattato dei versi di “Gent da la Grava”, la suggestiva poesia di Novella Aurora Cantarutti, si percepisce che suoni e colori sembrano fondersi tuna lûs verda di aga, quella del Tagliamento che, ai piedi della città, gorgoglia in un algido letto di sassi policromi che già prefigurano il pavimento a terrazzo e il mosaico. Il tutto è come inondato da morbida luce e il visitatore si trova via via di fronte ad opere che sono emozioni. Nel corridoio d’accesso al salone, immagini ad alta definizione permettono di apprezzare i dettagli dei capolavori ospitati in duomo.
All’ingresso dell’ampio salone, sulla destra, si trovano i dipinti e le opere riferite alla cappella musicale del primo Rinascimento, composta dall’organo, dal coro ligneo e dai codici miniati (di cui diremo più avanti).
Procedendo nella visita ecco la foto della Fuga in Egitto, affresco del XVI sec., di mano di Girolamo Stefanelli. Segue poi il San Girolamo penitente di Antonio Carneo (1637-1692), un mirabile olio su tela, pezzo dal grande valore mai esposto al pubblico prima d’ora. Il libro semiaperto allude alla “vulgata”, ossia alla traduzione della Bibbia in latino, della quale Girolamo fu autore. Ad accrescere la suggestione s’incontrano di seguito le immagini degli Angeli cerofori della Cappella del Carmine scolpiti nel 1498 dal lapicidaGiovanni Antonio Pilacorte, uno dei tanti maestri comacini attivi in Friuli, autore anche del fonte battesimale realizzato nel 1492. Ci si imbatte successivamente nei mirabili codici miniati. Notevole il Graduale n.1 che fa parte dei sei corali, cinque graduali e un antifonario, conservati nell’Archivio parrocchiale di Spilimbergo, miniati tra il 1494 e il 1507 dal pittore udinese Giovanni de Cramariis. È esposto anche il Graduale n. 3 con pregevoli lettere iniziali miniate, con fregio a piena pagina. Accanto si trovano le tavole con i Paggi reggistemma (stemmi di Zuccola e di Trussio) realizzate nel 1524 da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone.
Gli occhi poi si soffermano meravigliati davanti all’immagine del coro ligneo, con annesso leggio, scolpito, intarsiato e dorato da Marco Cozzi nel 1475/1477, già in duomo e ora ospitato nella chiesa dei Santi Giuseppe e Pantaleone, popolarmente detta dei Frati. Ecco poi le foto delle portelle dell’organo, tempere su tela realizzate nel 1524 dal Pordenone. Esse rappresentano la Caduta di Simon Mago e la Conversione di Saulo (quando sono aperte) e l’Assunzione della Vergine (da chiuse). Affacciandosi alla trifora del salone si può godere di una vista privilegiata del duomo nella sua affascinante bellezza, col portale di Zenone da Campione, gli archetti romanico-gotici del sottotetto, la cappella di San Michele e il maestoso San Cristoforo, patrono di viandanti e pellegrini. A levante, appena a ridosso dell’abside, si scorge la chiesetta di Santa Cecilia, il più vetusto edificio di culto presente in città. Il visitatore, pur immerso in tanta meraviglia, non può non restare rapito di fronte alle immagini degli affreschi di scuola vitalesca che decorano l’abside del duomo. Essi rappresentano una delle testimonianze più significative della pittura del Trecento in Friuli.
Procedendo ecco la fotografia della Presentazione di Gesù al Tempio (1503 circa), dipinto su tavola di Giovanni Martini nella Cappella della Madonna del Rosario, accanto al quale fanno bella mostra di sé splendide oreficerie (calici, ostensori, patene, navicelle, reliquiari) in oro e argento, preziosamente cesellate e decorate, provenienti un po’ da ogni dove, in particolare da Venezia.
Di fronte ai paramenti liturgici (pianete, tunicelle, piviali) in lampasso e taffetas broccato si resta a dir poco ammirati pensando all’accurata fattura e alla devota perizia di tante mani industriose. Essi sono custoditi presso la Casa canonica. Ci si imbatte infine nel San Giovanni evangelista, olio su tela attribuito da alcuni a Gasparo Narvesa (1558-1639), raffigurato col classico librone (il suo Vangelo) e il calice da cui, secondo una consolidata fonte apocrifa, esce un serpentello verdognolo.
L’esposizione intende valorizzare le opere conservate in duomo, autentico patrimonio d’arte e testimonianza di fede, facendo conoscere i beni inediti conservati nei depositi e invitando a una visita diretta della chiesa, situata a pochi passi di fronte al palazzo.
INAUGURAZIONE ED EVENTI COLLATERALI
La cerimonia di inaugurazione ufficiale si terrà sabato 2 dicembre, alle ore 10.30 nel Duomo di Santa Maria Maggiore. Dopo il saluto delle autorità e la presentazione dei curatori, intervento musicale del Coro e orchestra “Bertrando di Aquileia”, diretti dal maestro Paolo Scodellaro con all’organo Lorenzo Marzona. Seguirà l’apertura ufficiale della mostra a Palazzo La Loggia. Tre saranno poi gli eventi organizzati a corollario della mostra. Il primo andrà in scena venerdì 12 gennaio alle 20.45 nel Duomo di Santa Maria Maggiore. La serata, dal titolo “Il tesoro del duomo”, vedrà gli interventi del curatore Federico Lovison, le letture di testi e poesie a cura dell’attore Massimo Somaglino e l’accompagnamento musicale all’organo di Lorenzo Marzona. Il secondo appuntamento è in programma invece venerdì 2 febbraio, sempre in duomo alle 20.45, e si intitolerà “Dalle immagini alle parole. Lungo il cammino di San Girolamo”. Interverranno per l’occasione don Renato De Zan, dottore in Liturgia e Sacra Scrittura, e Maria Beatrice Bertone del Museo del duomo di Udine, con intermezzi musicali e dedica al duomo di Spilimbergo del compositore Matteo Sarcinelli. Il terzo appuntamento si terrà venerdì 16 febbraio, stesso luogo e orario dei precedenti, con un approfondimento sui codici miniati. Interverranno per l’occasione il professor Angelo Floramo della Biblioteca Guarneriana, e Monsignor Federico Gallo della Biblioteca Ambrosiana di Milano, con intramezzi musicali di Davide de Lucia all’organo. In occasione dei tre eventi collaterali la mostra vedrà anche speciali aperture serali.
IL DUOMO DI SANTA MARIA MAGGIORE
L’edificio, iniziato nel 1284, è il più bel monumento della città. Fu innalzato a ridosso dell’antica cinta muraria, di cui inglobò una torre, trasformata poi in campanile. Il duomo si arricchì nel corso dei secoli di diversi capolavori, alcuni ancora conservati nel suo interno, altri trasferiti nella chiesa dei Santi Giuseppe e Pantaleone, altri ancora andati perduti o rubati. Molti sono stati i lavori di restauro e di trasformazione che hanno interessato il Duomo. Il 6 maggio 1976 la violenza del terremoto parve in pochi attimi metter fine a tutto: il duomo resistette ma riportò danni gravissimi e solo la rapida solerzia con cui fu puntellato riuscì a salvarlo dalle successive scosse del 15 settembre. Il monumento era inizialmente concepito in modo diverso: nacque infatti sotto l’influsso dell’arte romanica, ma crebbe lentamente proprio in un periodo di transizione in cui si affacciò, fino a prenderne il sopravvento, l’arte gotica. Di concezione snella e lanciata, basato su equilibri arditi, il gotico diede al Duomo maestosità ed eleganza. Misura in totale 45 metri di lunghezza, 21 di larghezza e ben 20 metri in altezza. Sul lato settentrionale si apre il monumentale portale in pietra di Zenone da Campione (1376), capolavoro di architettura e scultura, detta porta moresca, accesso dei signori. La facciata principale, quella ad ovest, è caratterizzata da sette rosoni, particolare unico in Friuli. Al suo interno il duomo presenta tre navate, divise da colonne striate ed affrescate, che recano archi ogivali, anch’essi decorati. Il soffitto è a capriata lignea e il presbiterio è stato rialzato per dar spazio alla cripta sottostante. Veri gioielli del duomo sono gli affreschi delle absidi, tutti del Trecento. I colori sono di un morbido pastello e su tutti prevale il verde. Le immagini, poi, nella loro apparente semplicità, emanano una sensazione di fiabesco, di naïf. Scendendo le scale si ha accesso alla suggestiva cripta, la cui struttura poggia su poderose colonne che sorreggono le volte a crociera. Qui è collocato il sarcofago di Walterpertoldo IV, nobile spilimberghese, del XIV secolo. Il Coro ligneo e i Codici miniati costituiscono uno degli episodi più significativi di un ambizioso programma promosso dai nobili consorti in accordo con le autorità religiose locali.
IL PALAZZO DELLA LOGGIA
L’edificio in stile veneziano, sito in Piazza del Duomo a Spilimbergo, fu costruito probabilmente nel secolo XIV e serviva ai signori di Spilimbergo per trattare affari con i vassalli o per riunirvi gli uomini d’arme; era luogo obbligato per i viandanti e i mercanti che giungevano dal guado del Tagliamento. Fu adibito nel corso dei secoli a diverse destinazioni: da “domus comunis”, centrale del nucleo abitato, a sede per atti notarili e successivamente luogo di processi. Si vede chiaramente lo stemma comitale nell’angolo verso la piazza, segno che la proprietà degli Spilimbergo era indiscussa. La Pergola (così viene anche chiamato l’edificio) divenne poi granaio dei Signori e luogo dove venivano immagazzinate le merci ed effettuati i controlli: su una colonna del portico è tuttora incisa la Macia, l’antica unità di lunghezza, che serviva per controllare la regolarità delle compravendite. Palazzo la Loggia fu anche destinato a carcere finché nel 1812 fu ceduto alla Società filodrammatica che lo trasformò in un elegante teatro. Nel 1865 l’edificio fu alzato di un piano per far posto ad un altro ordine di palchi. Fu ristrutturato dopo i consistenti danni subiti dal terremoto del 1976. Attualmente è stato ufficialmente dichiarato Palazzo dell’arte, della cultura e del turismo: ospita l’Ufficio turistico di Spilimbergo.
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