“Questa mostra vuole essere occasione per analizzare, decantate le passioni, l‘effettiva importanza dell’artista, celebrato in casa ma sostanzialmente trascurato, forse a torto, in Italia e in Europa”, evidenzia Alessia Vedova.
“Milani, pur concentrandosi nella sua Rovigo, si mostrò molto attento al nuovo che si andava sviluppando nel mondo internazionale dell’arte. Il suo confronto con il critico Marchiori, anch’egli rodigino, gli fu da stimolo.
Milani vive i cambiamenti e le tensioni di quasi un secolo di arte ma sceglie di farlo decantando e interpretando il nuovo, stemperandolo nel suo personalissimo sentire. La sua scultura ha radici antiche, riconducibili al Rinascimento di Donatello o Laurana, tradotte in una scultura di essenziale sobrietà”.
